Il Comparto delle aziende ortoprotesiche vive con grande disagio i gravi e intollerabili ritardi con cui l’Assistenza Protesica viene gestita dalla Pubblica Amministrazione.
Recita il sito del Ministero della salute: "Il nuovo nomenclatore dell’assistenza protesica (Allegato 5 al DPCM 12 gennaio 2017) provvede ad un aggiornamento atteso da oltre 16 anni: il precedente nomenclatore delle protesi risale infatti al 1999".
In realtà, sono trascorsi 6 anni dalla pubblicazione dei nuovi LEA, ma la disciplina tuttora applicata per l’erogazione dei dispositivi protesici su misura è ancora quella di 24 anni fa, del Decreto 332/1999; inoltre, per i dispositivi predisposti e di serie, sono ancora in corso “sperimentazioni” di gare regionali che non hanno prodotto risultati concreti.
E' davvero inammissibile che oggi, nel 2023, il SSN eroghi l'assistenza protesica con modalità di erogazione e tariffe risalenti a un’altra epoca storica!
L’intero impianto predisposto per i LEA del 2017 è già superato dai tempi, e quando troveranno erogazione quei pochi dispositivi innovativi inseriti nel DPCM 12.1.2017, purtroppo si potrà osservare come gli stessi saranno già superati e inadeguati a soddisfare la domanda degli assistiti!
I tempi e le aspettative degli assistiti sono mutati, la tecnologia e il quadro normativo si evolvono. Ma l’assistenza protesica resta nel passato!
Il mancato rinnovo del nomenclatore protesi sta segnando profondamente la dignità degli assistiti, degli operatori e dei professionisti sanitari che ogni giorno, nonostante l’impegno per l’innovazione tecnica, vengono rigettati al secolo scorso. Per di più il comparto, impegnato in un continuo adeguamento tecnologico e normativo, opera in un contesto che spesso non premia gli operatori orientati alla crescita e alla qualità del servizio ma, in carenza di adeguati controlli, favorisce i “furbetti”.
Oltre 24 anni di stallo stanno piegando il comparto ortoprotesico, conducendolo al collasso.
Le Aziende Ortopediche continuano a ricevere dagli assistiti richieste di dispositivi medici ricompresi nei nuovi LEA. Ma il SSR autorizza solo quelli vecchi, inclusi nel DM 332/99. Ovvero, eroga quelli in esso non contemplati, a mezzo di improbabili licitazioni private per dispositivi che dovrebbero essere regolamentati da tariffe.
In questo quadro, le tecniche ortopediche, per generazioni fiore all’occhiello del Made in Italy, sono mortificate al punto da dissuadere ogni investimento d’impresa.
Rischia il collasso la rete di veri e propri presidi territoriali che le imprese ortopediche rappresentano per il Servizio Sanitario Nazionale, garantendo assistenza territoriale ai pazienti.
Il comportamento inadempiente tenuto da Governo e Regioni nel rendere operativi i nuovi LEA è inqualificabile e non più tollerabile!